La responsabilità del datore di lavoro Vittoria Assicurazioni Cuneo Europa

ART. 2087 DEL CODICE CIVILE: TUTELA DELLE CONDIZIONI DI LAVORO

“L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.”

Il datore di lavoro è anche obbligato ad aggiornare le misure di tutela messe in atto. Il datore di lavoro ha l’obbligo “positivo” di adottare le misure necessarie e quello “negativo” di astenersi da comportamenti ed iniziative da cui possano derivare pericoli per l’integrità del lavoratore.

Questo non significa che il datore di lavoro ha l’obbligo di vigilare sempre e comunque sui suoi dipendenti.

Una volta adeguatamente preparati e dotati dei dispositivi di sicurezza previsti, sarà loro cura rispettare le norme di sicurezza. Il datore di lavoro non risponde degli eventi che derivano dalla condotta colposa del lavoratore.

Sempre in ragione dell’art. 2087 c.c. il lavoratore deve dimostrare l’esistenza del danno, la mancata adozione di misure di sicurezza e il nesso causale tra essi. Allo stesso modo il datore di lavoro deve provare di aver adottato tutte le cautele necessarie per impedire il verificarsi del danno.

Chi è il datore di lavoro?

È il titolare del rapporto di lavoro, ha la responsabilità dell’organizzazione ed esercita poteri decisionali. È equiparato il dirigente della P.A.

Per legge, ogni lavoratore deve essere assicurato contro gli infortuni e le malattie professionali. L’assicurazione assolve il datore di lavoro dalla sua responsabilità civile.

Il datore di lavoro è anche responsabile penalmente. Nella responsabilità penale risponde personalmente (art. 27, Cost.). Sotto al codice penale rientrano l’omicidio colposo e le lesioni personali colpose. Diventa responsabilità penale l’infortunio verificatosi per negligenza del datore di lavoro.

Il datore di lavoro è responsabile dell’infortunio anche se il comportamento del lavoratore è colposo, ma smette di esserlo in caso di condotta dolosa. Questo perché si può accettare il concorso di colpa, ma non esonerare la responsabilità del datore di lavoro. Il suo esonero avviene solo quando la condotta del lavoratore presenta i caratteri dell'abnormità, dell’inopinabilità e di esorbitanza rispetto al procedimento lavorativo ed alle direttive ricevute.

La differenza delle lesioni :

Lieve : Dalla lesione deriva una malattia che non mette in pericolo di vita il lavoratore. Inoltre la stessa durerà al massimo 40 giorni.

Grave : La lesione mette in pericolo di vita il lavoratore, causa l’indebolimento di un senso, di un organo oppure dura più di 40 giorni.

Gravissima :La lesione causa una malattia insanabile.

Per perseguire questo tipo di lesione il lavoratore danneggiato può procedere d’ufficio.

In seguito all’evento parte l’inchiesta dell’ispettorato del lavoro che è chiamato ad accertare la violazione della norma antinfortunistica. A quel punto parte il procedimento penale d’ufficio.

La DENUNCIA DI INFORTUNIO deve partire dal datore di lavoro , che richiede la visita medica di infortunio. Se la prognosi supera i tre giorni il datore di lavoro deve comunicarlo all’INAIL e all’autorità di Pubblica Sicurezza. Per lesione breve la comunicazione va fatta entro due giorni, per lesione grave e gravissima la comunicazione deve essere più tempestiva e avvenire entro 24 ore.

La MALATTIA PROFESSIONALE non si verifica in seguito ad un evento avverso riconoscibile. Se un lavoratore dichiara di aver contratto una malattia professionale, il datore di lavoro ha tempo 5 giorni per comunicarlo all’INAI.L

Il datore di lavoro potrà ottemperare ai suoi obblighi se il lavoratore comunicherà tempestivamente il suo infortunio. La mancata comunicazione comporta la perdita del diritto all’indennità per tutti i giorni che non è stata data comunicazione.

L’istituto previdenziale è quindi chiamato ad erogare:

1. l’indennità giornaliera per l’inabilità temporanea

2. la rendita per l’inabilità permanente

3. l’assegno per l’assistenza personale e continuativa

4. la rendita ai superstiti e assegno una tantum in caso di morte

5. la fornitura degli apparecchi di protesi

Il D.LGS. 38 / 2000 pone a carico dell’INAIL il risarcimento del biologico nei seguenti termini:

No indennizzo per invalidità < al 6%

Indennizzo in capitale del solo biologico per invalidità = o > al 6% ed < al 16%

Indennizzo in rendita per invalidità = o > 16%, di cui una quota per il biologico ed una ulteriore quota aggiuntiva per le conseguenze patrimoniali delle lesioni

L’INAIL ha diritto di recesso nei confronti del datore di lavoro. In alcuni casi rinuncia al regresso. Ecco quali:

Lesioni guarite entro 40 GG. senza postumi

Lesioni guarite oltre 40 GG. e/o con postumi, ma senza violazione di norme antinfortunistiche

LE AZIONI DI RIVALSA, REGRESSO e SURROGA, ESISTONO NEL CASO IN CUI L’INFORTUNIO SIA CAUSATO DA RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO O DI TERZI

L’azione di regresso è quella che l’Istituto previdenziale esercita nei confronti delle persone (non estranee al rapporto assicurativo) civilmente responsabili dell’infortunio o della malattia professionale al fine di recuperare le somme erogate a titolo di indennizzo e/o prestazioni.

Regresso

Se l’infortunio è conseguenza di un reato perseguibile d’ufficio ed ha comportato l’irrogazione di un indennizzo, L’INAIL può intraprendere un’azione di regresso nei confronti dei soggetti responsabili penalmente dell’infortunio.

Surroga

Si tratta dell’azione di recupero dell’indennizzo erogato che l’INAIL intraprende nei confronti dei soggetti responsabili civilmente dell’infortunio, se si tratta di soggetti estranei al rapporto assicurativo. L’INAIL deve seguire una specifica procedura per chiedere la surroga. Se sei il terzo chiamato a rispondere dei danni di un infortunio, contatta il tuo consulente Vittoria Assicurazioni per valutare la tua posizione.

Le azioni di rivalsa da parte dell’INAIL hanno una prescrizione di tre anni dal momento dell’accertamento giudiziale da parte del Giudice penale. Se non è stato istituito il processo penale, la data di prescrizione coincide con la data di prescrizione del reato, in quanto tempo utile per fare causa.

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