Cause contro i medici, come proteggere la professione con l’assicurazione

I dati in Italia

Riportiamo da un articolo di L’Espresso.

“Sono 300.000 le cause per colpa medica, 35.000 ogni anno le richieste di risarcimento per danno biologico (compreso il decesso). La maggior parte dei casi denunciati riguarda l’attività chirurgica (38,4%), gli errori diagnostici (20,7%), terapeutici (10,8%) e le infezioni ospedaliere (6,7%). Un fenomeno in costante crescita.”

Il quadro normativo

Se sei un medico o un operatore di ambito sanitario sai che sei obbligato a sottoscrivere una polizza assicurativa professionale. Se non stipuli un’assicurazione sarai colpevole di illecito deontologico sanzionato dall’ordine di appartenenza, fino alla radiazione dallo stesso: i medici sono obbligati a svolgere la propria attività coperti da tutela assicurativa per i rischi professionali, la responsabilità civile contro terzi e per infortuni.

Cos’è la RC professionale?

È la copertura assicurativa per il professionista dalle richieste di risarcimento presentate da terze parti danneggiate dall’operato dell’assicurato per errori, negligenze od omissioni durante l’esercizio della professione.

Esistono diverse tipologie di polizze, quale sottoscrivere dipende dal tipo di attività che si svolge, se libera professione o se si opera in struttura, non importa se pubblica o privata.

La legge Gelli-Bianco 24/2017 stabilisce che la responsabilità civile del medico che opera in strutture sanitarie è extracontrattuale, mentre per la struttura ospedaliera resta contrattuale.

Questo significa che sottoscrivere una polizza professionale è fondamentale per esercitare serenamente la professione medica, perché in caso di contenzioso è vero che il medico non risponde direttamente al cittadino, ma deve rispondere alla struttura sanitaria per la quale opera. Se il medico è libero professionista, ovviamente deve rispondere direttamente ai suoi pazienti. In questo caso è più evidente che ogni scelta professionale può portare ad un rischio e la scelta di una buona tutela assicurativa può fare la differenza.

Il cambio normativo attuato nel 2017 ha lo scopo di incentivare i pazienti a rifarsi prima sul soggetto economicamente più solido, ovvero la struttura.

Cosa cambia per il personale sanitario? Con la 24/2017 chi presta la propria opera nel suo studio privato occorre che stipuli una polizza professionale, ma chi presta la propria opera in una struttura (ospedale, clinica, casa di cura, centro di analisi) dovrà dotarsi di una polizza a copertura della colpa grave perché potrà essere chiamato a rispondere della responsabilità penale in caso di presunta negligenza. Con la legge in vigore, il cittadino si può rivolgersi direttamente al medico solo per colpe gravi, altrimenti esprimerà le sue richieste di risarcimento direttamente alla struttura. Per rispondere alle accuse di colpe gravi la tutela legale è fondamentale, da qui l’obbligatorietà della polizza.

La legge prevede infatti che l’errore del medico causato dalla sua mancanza di abilità o di preparazione specifica sconfini da responsabilità civile a penale. Il medico verrà punito solo in caso di colpa grave, ma è un fatto che va stabilito. In questo caso il sanitario deve dimostrare di essersi attenuto, nel suo esercizio professionale, alle linee guida o alle buone prassi clinico-assistenziali consolidate ed è fondamentale aver sottoscritto una polizza per la tutela della colpa grave per gestire la situazione nel migliore dei modi, evitando lungaggini, spese e danni d’immagine.

La situazione del personale medico e sanitario

Se la legge Gelli-Bianco ha spostato i contenziosi tra utenti e strutture, non è riuscita a liberare del tutto i medici dal rischio di essere chiamati in causa. La legge impone al paziente l’onere della prova che deve portare una prova del presunto nesso causale tra il danno subito e la colpa del professionista. Il medico risponderà quindi del proprio operato all’azienda sanitaria di appartenenza e non direttamente al cittadino. Il medico è impunibile se è dimostrato che nel suo operato ha rispettato le linee guida vigenti. Non sempre, però, il medico può seguire delle linee guida, perché spesso per alcune patologie non esistono o non sono aggiornate. Se la deontologia dice di sottoporre al paziente le migliori cure esistenti, la cautela dice di restare fedeli alle linee guida per tutelarsi da eventuali atti giudiziari.

In questo quadro spaventoso, “Sono 300.000 le cause per colpa medica”, è sempre più diffusa la pratica dei camici bianchi di cercare di tutelarsi attraverso quella che viene definita la “medicina difensiva”, cioè la prescrizione di prestazioni, ricoveri, indagini diagnostiche superflue per evitare contenziosi. Questo comporta un aumento smisurato della spesa pubblica, un disservizio per l’utenza e una squalificazione importante della professionalità medica. Occorre trovare soluzioni diverse per equilibrare la necessità di cautela del professionista e il diritto alla migliore possibilità di cura del paziente.

La soluzione Vittoria Assicurazioni

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